Per gli specialisti della storia della banca e del credito, ma anche per il grande arco di ricerche che apre alla storia economica, alla storia sociale, dell'architettura, dell'arte, della musica, è fonte unica quella dell'Archivio Storico del Banco di Napoli.
Archivio Storico del Banco di Napoli, una "filza"
Costituito come archivio generale
da Ferdinando I di Borbone nel 1819, nel 1950 ha preso la denominazione di
Archivio Storico, che raccoglie tutte le scritture dei banchi pubblici dei
luoghi pii che tra il XVI e il XVII secolo con diversi scopi filantropici
dettero vita al Monte di Pietà, al Monte dei Poveri, al Banco della
SS.Annunziata, al Banco di S.Maria del Popolo, al Banco dello Spirito Santo, al
Banco di S.Eligio, al Banco di San Giacomo e Vittoria. Nel 1794 Ferdinando IV di
Borbone riunì tutti i pubblici istituti in un Banco Nazionale di Napoli che,
dopo diverse trasformazioni, nel 1808 con il Murat dette vita ad un Banco delle
Due Sicilie, con i rami della Cassa di Corte e della Cassa dei Privati. Con
l'Unità si hanno il Banco Regio dei Reali Domini al di là del Faro che nel
1860 prese il nome di Banco di Sicilia, mentre il Banco delle Due Sicilie
divenne Banco di Napoli (che dal 1866 fu anche istituto di emissione). Nel
periodo fascista il Banco di Napoli sarà dichiarato istituto di credito di
diritto pubblico.
I suoi fondi documentari possono essere divisi in scritture patrimoniali
e apodissarie, rispettivamente riferite alla vita interna dei banchi, o
ai rapporti che essi ebbero con la clientela. Fanno parte del patrimoniale
le conclusioni, i dispacci, le rappresentanze, gli ordini, che rispecchiano la
gestione dei banchi. Vi sono pure i Giornali, le Pandette, i libri maggiori di
terze, cioè rendite dei beni di proprietà dei banchi, gli arrendamenti, i
fiscali, le adoe, cioè rendite di tributi e imposte feudali. Gli apodissari
sono i libri dei conti, dei depositi effettuati dai clienti e sono costituiti
dalle fedi di credito e dalle polizze. La fede di credito era
titolo negoziabile e girabile, surrogato della moneta, che fu invenzione dei
banchi pubblici napoletani dalla metà del secolo XVI. Le polizze servivano al
depositante per disporre della somma accreditata.
Archivio Storico del Banco di
Napoli,
una fede di credito del Banco delle Due Sicilie
Caratteristico modo di conservare
queste scritture erano le filze, cioè una raccolta di carte infilzata con del
filo di ferro e sospesa al soffitto. Successivamente le carte furono raccolte in
volumi.
Nella collezione si conservano anche 236 pergamene con gli originali degli atti
notarili o di privilegi di regio assenso riguardanti il Banco della Pietà.
Soltanto trent'anni fa è stata rinvenuta una collezione di filigrane che va
dalla fine del XVI sec. ai giorni nostri.
L'Archivio si articola in 160 stanze e le fedi e polizze possedute si calcolano
in circa 250 milioni di pezzi. Tutti sono fonte per una miniera appena sfiorata
per la storia del Mezzogiorno.