Sopraintendenza Archivistica per la Campania

Comune di Napoli

Sopraintendenza Beni Ambientali e Architettonici di Napoli

Il Patrimonio del Povero

Istituzioni sanitarie, caritative, assistenziali ed educative in Campania dal XIII al XX secolo

Napoli - Complesso Monumentale dell'Annunziata - Sala delle Colonne

15 Aprile - 31 Maggio 1997

Orario: 9.00 - 13.00



Guida alla Mostra



Allestimento e guida illustrativa

di Michela Sessa

Collaborazione all'allestimento

di Diodato Colonnesi

Grafica

di Gianluca Tramontano

La mostra è stata realizzata con il contributo di:

Banco di Napoli S.p.a.; Clinica del Libro - Acerra; CM Collezioni Moda Tessuti - San Giuseppe Vesuviano; INA - Assitalia; Regione Campania - Assessorato alla Pubblica Istruzione e Cultura

Hanno collaborato alla realizzazione: Ettore Basile, Giancarlo De Simone, Roberto Carleo, Vincenzo De Luca, Luigia Grillo, Renata Orefice, Giuseppe Pisano, Angelo Vanacore.

La mostra non sarebbe stata realizzata senza l'attivo contributo dei lavoratori ex Gepi impiegati nei lavori socialmente utili dalle Soprintendenze e del Comune di Napoli. Un particolare ringraziamento va al gruppo di lavoro coordinato dall'arch. Mario Grassia.



Il catalogo della mostra è pubblicato dalla Casa Editrice Fausto Fiorentino di Napoli.



Comitato d'onore: Antonio Bassolino, Salvatore Mastruzzi, Renato Nicolini, Giulia Parente, Nicola Spinosa, Vera Valitutto, Giuseppe. Zampino

Comitato scientifico ed organizzativo: Alfonso Artiaco, Vittorio D. Catapano, Diodato Colonnesi, Mario Grassia, Ida Maietta, Giulio Raimondi, Michela Sessa

Hanno collaborato con il prestito di documenti, volumi ed oggetti:Archivio privato "Grassi" di Solofra(AV);Archivio privato "R. Raimondi" di Napoli; Archivio Storico del Banco di Napoli; Arciconfraternita ed ospedali della SS. Trinità dei Pellegrini e Convalescenti di Napoli; Arciconfraternita del SS.mo Sacramento dei Nobili Spagnoli di S. Giacomo in Napoli; Azienda Sanitaria Locale "Caserta 2" - ex osp. psich. "S. Maria Maddalena" di Aversa; Azienda Sanitaria Locale "Napoli I" - ex osp. psich. "Leonardo Bianchi" di Napoli; Azienda Sanitaria Locale "Salerno 1" - ex osp. psich. "Vittorio Emanuele II" di Nocera Inferiore.; Biblioteca Universitaria Statale di Napoli; Collezione privata Catapano; Collezione privata Colonnesi; Comitato Cittadino di Carità di Cava dei Tirreni (SA); Comune di Cetara (SA); Comune di Sarno (SA); Diocesi di Pozzuoli; Educandati Femminili di Napoli; Monumento nazionale abbazia SS. Trinità di Cava dei Tirreni (SA); Ordine dei Frati Minori conventuali di S. Lorenzo di Napoli; Pio Monte della Misericordia; Raccolta privata "G. Raimondi" di Napoli; Seconda Università degli Studi di Napoli, Facoltà di Medicina e Chirurgia

Si ringraziano: Marina Campanile, Filippo Caruso, Angela Cecere, Francesco Colonnesi, Bruno Coscioni, Alessandro d'Aquino di Caramanico, Silvana Dello Russo, padre Bernardino Fiore, don Eugenio Gargiulo, Antonio Grella, Rosaria Guidi, Arnedeo Lepore., Massimo Lucà Dazio, Emilio Lupo, Costantino Mazzeo, Umberto Mendia, Aldo Pace, Gioia Rispoli, Fausto Rossano, Giovanni Villone.

L'itinerario tematico-cronologico della mostra si snoda tra gli archivi di importanti istituzioni di carità, assistenza e beneficenza campane, con particolare riferimento a quelle sanitarie ed educative.

Il "filo rosso" che percorre l'esposizione, e di conseguenza il catalogo, è quello di presentare ad un più vasto pubblico i frutti dell'attività che la Soprintendenza archivistica per la Campania ha svolto con continuità, pur nella morsa dell'esiguità delle risorse (umane e finanziarie) e sotto la pressione delle continue emergenze, che minacciano incessantemente il patrimonio archivistico degli enti pubblici e dei privati.

Si è cercato quindi di offrire un saggio della ricchezza e dell'interesse degli archivi campani, dedicando grande attenzione alle istituzioni di Napoli che ha per secoli attirato vasti strati di emarginazione del Regno, non trascurando però le realtà provinciali.

La prima tappa dell'itinerario è proprio la provincia e precisamente il territorio di Cava dei Tirreni, prossimo alla città di Salerno dove l'ars medica di tradizione ippocratica trae la sua origine, nel panorama culturale altomedievale dalla confluenza di diverse culture nel medesimo crogiuolo.

L'ars medica arricchì il suo bagaglio di cognizioni empiriche grazie certo all'opera di medici laici, talvolta anche donne, ma non e da sottovalutare l'apporto pratico-scientifico dell'attività assistenziale e più propriamente ospedaliera che si svolgeva nell'infermeria dei monasteri; il monachesimo benedettino in particolare esercitò un ruolo importante nell'evoluzione degli studi scientifici e della prassi medica.

E proprio ad una esperienza monastica benedettina, quella della comunità abbaziale della SS. Trinità di Cava dei Tirreni, che e dedicato la sezione I espositiva intitolata:

La tradizione sanitaria nel Medioevo:

"l'opital pour les indigents et les voyageurs"nell'abbazia benedettina di Cava dei Tirreni

in cui si cerca di illustrare le caratteristiche degli ospedali dei primordi: l'ospedale accoglieva, donava, curava, svolgendo le funzioni di centro di ricovero, di ente distributore di elemosine, di luogo di cura medica. La medicalizzazione rappresentava l'aspetto meno importante.

Sempre il territorio cavense offre la possibilità di analizzare una fase successiva dell'assistenza sanitaria, nella II sezione intitolata:

I laici e la religiosità delle opere:

l'ospedale di S. Maria dell'Olmo di Cava dei Tirreni.

Nel XV secolo, nella industre cittadina di Cava, una confraternita di mercanti, notai, possidenti e nobili concentra la sua attività, oltre che nelle tradizionali pratiche religiose, in una nuova "religiosità delle opere", fondando un ospedale per i poveri di cui conserva la gestione fino agli anni '30 del Novecento, custodendo uno dei rari archivi ospedalieri campani pressoché intatto nei suoi cinque secoli di storia.

Questo piccolo ospedale, sorto lungo la via dei pellegrini, mostra un altro elemento caratteristico dei primi ospedali: la "plurifunzionalità", la "non specializzazione"; la tendenza a comprendere tutte le necessità dei bisognosi nell'ospedale-ospizio-cronicario-asilo per inabili ed indigenti.

Le successive tappe dell'itinerario conducono a Napoli per descrivere non il primo, ma certo il più importante degli ospedali partenopei, quello degli Incurabili. La III sezione ha per titolo:

Cinque secoli di storia, cento anni di documenti:

il "Grande Ospedale degli Incurabili"

Di questo importantissimo ospedale non ci restano infatti che pochi brandelli d'archivio, sopravvissuti ad incendi, furti, guerre e soprattutto all'incuria degli uomini.

La documentazione superstite delinea le caratteristiche del grande complesso ospedaliero, fondato dalla carità della nobile spagnola Maria de Lonc sotto il titolo di "S. Maria del Popolo", e divenuto ben presto Casa Santa, definizione attribuita a questi grandi istituti napoletani dalle complesse funzioni, che esercitavano insieme sanità, ospitalità, elemosine, assistenza, maritaggi, attività bancaria ecc. e di cui sono testimoni i documenti e le pubblicazioni esposte.

Certo l'ospedale degli Incurabili si distingueva dagli altri per dimensione, numero dei ricoverati, rinomanza del personale scientifico, in una parola per l'indiscutibile primato nel Mezzogiorno d'Italia, che scemò soltanto con la sua confluenza negli Ospedali Riuniti di Napoli e nel successivo trasferimento nel complesso ospedaliero all'uopo costruito, poi intitolato ad Antonio Cardarelli.

Sempre a Napoli ed in tutto il suo Regno straordinaria fama ebbe un'altra Casa Santa, quella dell'Annunziata o Ave Gratia Plena, nella cui Sala dei Governatori la mostra e ospitata. Famosa soprattutto come brefotrofio, l'Annunziata fu anche ospizio, ospedale prevalentemente ginecologico, conservatorio ed alunnato di fanciulle, banco pubblico, erogatore di elemosine e maritaggi.

Ma certamente il più prezioso tesoro del suo archivio e costituito dai documenti relativi all'infanzia abbandonata, per cui la IV sezione espositiva, di grande impatto emozionale, e stata intitolata:

"I figli della Madonna":

gli esposti dell'Annunziata di Napoli

per offrire solo un campione dei documenti riferibili ai disgraziati bambini abbandonati (votati nell'80% alla morte nel primo anno di vita), alle donne ed agli uomini caritatevoli che si dedicavano al lenimento di questa piaga sociale, alle balie che traevano dal fenomeno un qualche guadagno e talvolta un nuovo legame affettivo; la documentazione, soprattutto quella della "rota", vero simbolo dell'ingresso nell'istituzione, consente a volte di indovinare lo stato d'animo, le autogiustificazioni morali, le speranze, le credenze di chi si vedeva costretto ad operare un atto così traumatico come l'abbandono di un figlio.

Le tappe successive dell'itinerario proposto testimoniano di istituzioni fondate da privati, ma anche di enti 'governativi', che tra la fine del '500 e l' '800 conobbero il massimo sviluppo; nei loro archivi la Soprintendenza archivistica per la Campania ha operato per il recupero, la conservazione, l'ordinamento al fine di valorizzare e rendere fruibile il loro patrimonio documentario.

II primo caso è quello dell'ospedale dei Pellegrini, altro notissimo nosocomio partenopeo, nato con lo scopo originario di accogliere i pellegrini, ma ben presto arricchito di molte altre funzioni. II titolo della V sezione:

La "casa ospitale":

l'arciconfraternita dei Pellegrini di Napoli

sottolinea la caratteristica originaria, ma i documenti esposti, soprattutto quelli pergamenacei, nel loro splendore testimoniano della grandezza raggiunta dall'istituzione, fondata e, sino a tempi recenti, amministrata dall'Augustissima Arciconfraternita ed ospedali della SS. Trinità dei Pellegrini e Convalescenti di Napoli.

Altro sodalizio privato fondatore di ospedali e di opere di carità e stato, fin dall'inizio del Seicento, il Pio Monte della Misericordia, le cui origini e scopi si son voluti sommariamente illustrare nella VI sezione dal titolo:

Il patrimonio dei nobili per il sollievo dei poveri:

il Pio Monte della Misericordia di Napoli,

sezione ricca di documenti fotografici, che più degli altri riescono a rendere con immediatezza le numerose funzioni svolte dal Pio Monte, fondatore ed amministratore dell'ospedale termale di Ischia, dell'ospedale per bambini "Paolina Ranieri", dell'ospedale "Elena d'Aosta" e dell'originale iniziativa, purtroppo di breve vita, dei "Bagni popolari". Si e data la preferenza alle immagini perché l'archivio storico del Pio Monte della Misericordia e uno dei pochi archivi aperti regolarmente al pubblico; non un 'giacimento' nascosto, come molti di quelli presentati, ma un archivio valorizzato ed aperto alla fruizione pubblica.

Pienamente inserita nell'attività della comunità spagnola a Napoli, che già aveva determinato la fondazione dell'ospedale degli Incurabili, e la confraternita fondatrice ed amministratrice dell'ospedale di S. Giacomo e Vittoria, che ben presto pero limitò la sua attività alla erogazione dei maritaggi per le fanciulle spagnole povere, come illustrato nella sezione VII dal titolo:

"Pro pauperibus hispanae nationis":

l'arciconfraternita dei Nobili Spagnoli di S. Giacomo in Napoli

Passando alle iniziative di natura pubblica, per meglio dire regia, si sono volute privilegiare due istituzioni entrambe destinate all'ospitalità ed all'educazione.

L'VIII sezione e dedicata all'istituzione di epoca francese degli Educandati femminile, che non e una istituzione dedicata alle misere plebi cittadine. Il titolo attribuito:

La carità delle regine per le "donzelle ben nate":

gli Educandati Femminili di Napoli

rende evidente che le destinatarie della carità reale erano appartenenti a ceti nobiliari, o comunque abbienti, in momentanea difficoltà, quelli che vengono definiti oggi "poveri congiunturali" ed allora "poveri vergognosi".

Ben diversi erano i destinatari della grandiosa opera di assistenza 'governativa' realizzata a Napoli nel corso del '700: l'Albergo dei Poveri'. La IX sezione sin dal titolo

Ospitare o recludere? L'insoluto dilemma del governo dell'emarginazione:

l'Albergo dei Poveri di Napoli.

affronta il risvolto sociale del plurisecolare problema del pauperismo, che spesso si definiva sul piano dell'ordine pubblico, ostinatamente imponendosi, a Napoli in maniera esplosiva, all'attenzione di ogni governo; le soluzioni vennero significativamente ricondotte ad un problema di ordine pubblico, con un complesso di misure limitative della libertà individuale. L'archivio dell'Albergo dei Poveri offre spunti di ricerca enormemente interessanti, come la documentazione esposta testimonia, ma e uno dei complessi documentari che maggiormente ha necessità di recupero e valorizzazione. Sino ad oggi e stato possibile provvedere solo al suo salvataggio dalle macerie del sisma del 1980, ma la sua consultazione e nei fatti impossibile, poiché non e ordinato e non esiste di conseguenza nessuno strumento di ricerca che ne renda possibile la fruizione.

L'itinerario offre a questo punto una serie di sezioni espositive dedicate alle fonti, illustrando varie tipologie di archivi e mostrando la ricchezza di documentazione che si offre agli studiosi sulle tematiche della sanità, della carità e dell'assistenza.

La X sezione e dedicata agli archivi sanitari, in particolare agli archivi degli ex ospedali psichiatrici, ormai enti estinti, la cui documentazione rischia di essere dispersa o distrutta. In considerazione del grande interesse archivistico si sono volute realizzare delle sottosezioni, approfondendo la situazione di tre grandi istituzioni manicomiali campane. La prima (X, 1) con l'esposizione di fotografie e di una cartella clinica psichiatrica, è stata dedicata alla famosa Casa de' Matti ed ha per titolo:

L'assistenza per i matti di ieri:

il manicomio "S. Maria Maddalena" di Aversa

la più antica istituzione del Mezzogiorno d'Italia creata appositamente per la cura dei folli, che numerosissimi transitarono nei suoi edifici.

La sottosezione X,2 è stata dedicata ad un altro importante morotrofio campano, il manicomio di Nocera Inferiore, di cui si e voluto sottolineare l'alto contributo offerto alla ricerca psichiatrica e psicoanalitica, soprattutto sotto la direzione di Marco Levi Bianchini, primo traduttore in Italia di alcune opere di Sigmund Freud, che sotto il titolo:

Un crogiuolo di attività:

ricerca scientifica ed assistenza psichiatrica nel manicomio "Vittorio Emanuele II" di Nocera Inferiore

vengono esposte, assieme ad un glossario manoscritto dello stesso Levi Bianchini, contenente termini psicanalitici ancor oggi validi.

Il gruppo di documenti riferibili agli archivi manicomiali si conclude con l'esposizione dedicata al manicomio napoletano di più recente fondazione, e di impianto più moderno, come volle fosse costruito il suo più grande sostenitore, cui fu poi intitolato. La sottosezione X, 3:

Valorizzare l'archivio per svalorizzare il manicomio:

l'ex ospedale psichiatrico "Leonardo Bianchi" di Napoli

mostra alcuni documenti sanitari di straordinario interesse, come il registro di dimissione dei folli di sesso maschile, in cui viene minutamente descritto, quanto indossavano e possedevano all'ingresso nel manicomio; o come la cartella clinica del pittore Antonio Mancini, documento che lo classifica come povero, proveniente da una famiglia che non può sobbarcarsi il suo mantenimento.

La fonte per la ricerca successivamente illustrata quella costituita dagli archivi bancari, e più precisamente dall'archivio storico del Banco di Napoli. Nella sezione XI sono illustrati alcuni approfondimenti che la documentazione bancaria permette di effettuare, come (XI, 1) l'origine de

Il sacro Monte e Banco dei Poveri

creato per iniziativa di un gruppo di avvocati cittadini, decisi ad alleviare le sofferenze delle famiglie dei reclusi per debiti, con la creazione di un monte e poi di un banco pubblico; o come(XI, 2):

La confraternita napoletana della "Redenzione dei cattivi":

una importantissima iniziativa in favore dei cittadini poveri

che aveva il particolarissimo scopo di riscattare i cittadini del Regno catturati dai pirati turchi e barbareschi, raccogliendo le somme necessarie con la questua e le elemosine.

Un ultimo spunto (XI, 3) ci ricollega agli archivi manicomiali prima affrontati, riferendosi pero alle vicende de:

I manicomi privati a Napoli nell'Ottocento

che, per contrasto, erano la forma di segregazione dei folli benestanti, impresa molto redditizia nella Napoli ottocentesca.

La successiva sezione espositiva, la XII, sempre relativa alle fonti per la ricerca, e dedicata agli archivi ecclesiastici, che certamente costituiscono il più ricco patrimonio documentario per le epoche passate, esteso in maniera sufficientemente omogenea sul territorio regionale. Sono stati descritti documenti relativi a due tipologie di archivi della chiesa cattolica; il primo approfondimento (XII, I) e stato dedicato alle fonti per la ricerca in materia di carità ed assistenza reperibili negli archivi diocesani, presentando con il titolo:

I vescovi e l'infanzia abbandonata:

l'orfanotrofio femminile "Carlo Maria Rosini" nell'archivio diocesano di Pozzuoli

le vicende di un'opera caritativa dell'area flegrea, opera nata dal desiderio di un vescovo di offrire ospitalità ed educazione all'infanzia abbandonata e randagia, tema quest'ultimo che costituisce una costante della mostra e nel contempo un'interessante linea di ricerca futura.

La seconda sottosezione (XII, 2) descrive con il titolo:

La carità del cardinal Brancaccio:

l'ospedale di "S. Angelo a Nilo" nell'archivio dell'ordine dei Frati Minori di S. Lorenzo di Napoli

le fonti di ricerca offerte da un'importante archivio conventuale, presentando una tipologia documentaria di estremo interesse, i registri degli ammalati, presenti anche negli altri archivi ospedalieri. I registri consentono di ricostruire i profili, pur nelle scarne indicazioni offerte, di quelli che oggi vengono definiti "utenti", i poveri ammalati, annotando il nome dei degenti, la data di ingresso, la loro provenienza, il sesso, il mestiere, la malattia da cui sono affetti e l'esito delle cure: "la loro sortita o morte".

La penultima sezione (XIII), e dedicata agli archivi comunali e porta il nostro itinerario lontano da Napoli, ripercorrendo all'inverso la strada da cui e iniziata l'esposizione; il primo approfondimento (XIII, 1), dal titolo:

Le fonti negate:

sanità ed assistenza negli archivi comunali della Campania

cerca di mettere a fuoco le fonti archivistiche degli enti locali, fonti che per il loro disordine e degrado sono spesso inutilizzabili per i ricercatori ; nel panorama sconsolante degli archivi comunali campani pur esistono le eccezioni, come l'archivio storico del comune di Cetara, di cui viene presentato un registro relativo a 100 anni di affidamenti a baliatico di esposti. O come l'archivio storico di Sarno, di cui viene presentata la documentazione relativa ad un piccolo ospedaletto specializzato, nella sottosezione XIII, 2 dal titolo:

La cura del "fuoco di S.Antonio":

l'antico ospedale "S.Antonio Abate" di Sarno

L'itinerario archivistico si conclude con la sezione XIV, dedicata agli archivi privati, tipologia di fonte che permette di ricostruire i profili di personalità del mondo sanitario, come nel caso del medico avellinese di cui si tenta di ricostruire in breve la biografia, sotto il titolo:

Un medico a Napoli nell'Ottocento:

Giuseppe Antonio Grassi

A corredo di tutta la mostra sono state presentate numerose edizioni bibliografiche, pregevoli per la loro antichità, per il loro contenuto o per il loro essere ormai vera e propria documentazione sostitutiva, a seguito della perdita degli archivi.

Altrettanta attenzione e stata dedicata agli antichi oggetti di uso sanitario o farmaceutico, come gli splendidi albarelli dipinti, o alle antiche strumentazioni mediche, dall'attrezzatura del salassatore alle più complicate apparecchiature novecentesche, come le macchine per l'alimentazione forzata dei folli o quelle per le preparazioni dentarie.

L'intento è quello di sottolineare in primo luogo il rapporto tra arte e medicina, davvero un curioso connubio verificabile anche negli oggetti di uso comune; ed in secondo luogo di insistere sulla necessità di sviluppare la musealizzazione degli strumenti scientifici per la conoscenza in campo sanitario, strada sulla quale fortunatamente le facoltà di medicina delle università napoletane si sono ben avviate